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La nascita dei corsi preparazione al parto

La maternità rappresenta uno dei momenti più importanti nella vita di una donna.

La levatrice è la figura che ha accompagnato la storia della maternità.

Non era un medico,

ma la portatrice di un sapere trasmesso da donna a donna,

che si prendeva cura della partoriente e del bambino, fisicamente e psicologicamente,

per tutto l’arco di tempo che andava dal concepimento, fino ai primi giorni di vita del piccolo.


Ma partorire, nel passato, era molto rischioso, molte donne morivano in seguito a emorragie o per altissime febbri puerperali.

Quindi divenne necessario medicalizzare questo momento.

La medicalizzazione del parto si diffuse nei primi anni del 900.

In questo periodo iniziò a diffondersi l'abitudine di partorire negli ospedali, per assicurare alla donna e al neonato una maggiore ed efficace assistenza medica.


La figura della levatrice, che assisteva a domicilio la partoriente con le sue conoscenze basate sull'esperienza, venne sostituita dal medico, che applicava alla nascita la sua cultura medico-tecnologica.


Conseguenza di ciò fu che il dolore del parto, venne assimilato al dolore della malattia e come tale da combattere.


L’assistenza medica in quel periodo era insufficiente, distaccata, fredda ed indifferente.

Non vi erano cure premurose e nessun interessamento, anche se l’ospedale era ben attrezzato dal punto di vista medico.

La donna lasciata sola, senza il supporto della famiglia e del sapere tradizionale tramandato da madre in figlia, viveva l’esperienza ospedaliera con ansia, paura, angoscia e senso di abbandono.


Si capì che la donna oltre l’assistenza medica, per curare il dolore da parto e le varie infezioni o emorragie, aveva bisogno anche di un sostegno psicologico.

Un sostegno che ridava alla donna la conoscenza di ciò che accadeva al suo corpo in gravidanza e durante il parto, in modo tale che potesse collaborare attivamente con i medici e gli infermieri.

Nascono così i corsi di preparazione al parto.

Dick Read ginecologo inglese, fu tra i primi a proporre dei corsi dove si insegnavano tecniche di rilassamento per una migliore gestione del dolore.

Per lui il dolore del parto non era fisiologico, ma aveva origine dall'interpretazione che la donna dava alle contrazioni uterine, determinate da pregiudizi, assunzione di posizioni inadatte e cattiva respirazione.

I primissimi corsi di psicoprofilassi al parto con tecniche auto-ipnotiche, di respirazione e di rilassamento muscolare, furono introdotte dal ginecologo francese Fernand Lamaze.


In Italia lo psicosomatista Umberto Piscicelli, del Policlinico Gemelli di Roma, propose nel 1977 un metodo di psicoprofilassi che integrava i principi di Read e di Lamaze al “Training Autogeno” di Schultze, il Training Autogeno Respiratorio (R.A.T.)


Secondo Piscicelli (1977), il termine di “psicoprofilassi ostetrica”doveva essere inteso come un “insieme di norme atte a prevenire danni e dolore”.


Il compito della psicoprofilassi è quello di aiutare la gestante a conoscere i suoi problemi emotivi, in modo da rinforzare la sua forza emotiva, per utilizzare le sue reazioni, agli eventi, ai disagi e alle reazioni dolorose, in modo corretto.

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